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Fascicolo 24 | 2023

Questo numero 24 segna un’importante tappa nella vita della rivista. Infatti, gli organi competenti del MIUR hanno riconosciuto ai Quaderni di Scienze Politiche, con retroattività al 2019, la qualifica della Classe A per i Settori Concorsuali 14/B1 – Storia delle dottrine e delle istituzioni politiche e 14/B2 – Storia delle relazioni internazionali, delle società e delle istituzioni extraeuropee. Tale importante riconoscimento deve essere di sprone a migliorare ancor più il livello scientifico della rivista.
Questo fascicolo pubblica articoli accomunati appunto dalla circostanza di offrire prospettive innovative, quasi sempre basate su fonti primarie, sui temi caratterizzanti dell’identità scientifica della rivista.

Indice

Massimo de LeonardisIntroduzione

Abstract – This number 24 marks an important achievement for the Quaderni di Scienze Politiche, which have been recognized as a Class A scientific journal for the sectors 14/B1 – History of political doctrines and institutions and 14/B2 – History of international relations and of extra-European societies and institutions. The articles published in this issue offer new perspectives on various topics included in these two areas: Japan, The Italian Military Navy, the Balkans.

Silvio Cotellessa, Corrado Molteni, Rocco W. Ronza, Stato e costituzione nel Giappone moderno: note sull’occidentalizzazione del lessico politico orientale

Abstract – This article aims to investigate the transfer of political concepts from West to East, with particular regard to the East Asian region and specifically Japan in the first two decades of the Meiji era (1868-1912). In the first paragraph, the issue of the transfer and assimilation of Western political concepts to Japan is framed from a perspective that makes particular use of the policy studies in the field of so-called lesson-drawing. The second section introduces some methodological problems directly related to the transferability of political concepts that have traditionally been raised in comparative political research. In the last and most conspicuous part of the article, mainly based the use of the literature in the original language and of primary and secondary sources on the political debate of the Meiji era, the ways in which the Western political ideas and concepts that have transited into modern Japan were translated and assimilated are explored.

Ferdinando Sanfelice di Monteforte, Il problema aeronavale e i rapporti tra Regia Marina e Regia Aeronautica

Abstract – The article presents a historical analysis of the tensions between the Italian Royal Navy and the Italian Royal Air Force in the period after the First World War. Tensions were exacerbated by post-conflict budget cuts, coupled with onerous post-war commitments and the management of significant post-war crises. Particularly affected was the Naval Air Force, which was equipped with a limited number of torpedo bombers in poor operating conditions. In addition, the establishment of the Royal Air Force led to the decision of several naval officers to transfer to the new armed force. Furthermore, profound strategic divergences emerged between the Navy and the Air Force, followed by poor cooperation between the two forces, making joint exercises and planning extremely difficult. The results of this become evident during the Second World War, when the lack of cooperation between the Navy and the Air Force led to several embarrassing episodes for the Italian Armed Forces. After the war, the lessons learnt made it possible to embark on a path aimed at better integrating the two forces and ensuring the synergy essential for a successful operation.

Giacomo Innocenti, The Reorganization of the Italian Navy in the 1950s

Abstract – Questo saggio analizzerà l’evoluzione della Marina Militare Italiana negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, in particolare durante gli anni Cinquanta. Il saggio illustrerà come durante quegli anni, in particolare a seguito dell’ingresso dell’Italia nell’Allenza Atlantica, lo Stato italiano getterà le basi per la costruzione di una nuova Forza Armata, tecnologicamente avanzata, capace di trovare soluzioni originali ai nuovi problemi operativi. Una nuova Marina integrata con gli altri membri dell’Alleanza ma anche in grado di operare autonomamente. Nonostante si fossero verificati diversi e complessi problemi per la riorganizzazione delle istituzioni della difesa dopo il Secondo Conflitto Mondiale, seguiti da seri problemi di budget, la Marina, con un occhio attento agli sviluppi politici e militari sul lungo periodo, non solo fu in grado di ricostruirsi, ma riuscì anche a trovare soluzioni tecnologicamente innovative. In particolare vi fu la creazione di una nuova classe di navi missilistiche con capacità antisommergibile e anti mine, che sfruttarono anche l’idea innovativa di imbarcare elicotteri. L’introduzione di queste innovazioni e di altre soluzioni all’avanguardia, diede alla Forza Armata la possibilità di equipaggiarsi con un numero ridotto di navi, ma con capacità superiori, permettendo alla Marina di gettare le basi per una completa ricostruzione durante gli anni Settanta (con le famose Leggi Navali di De Giorgi), in modo da tornare ad essere un importante strumento della politica estera italiana, contribuendo nel frattempo al rilancio industriale del Paese.

Can Zeyrek, Informal Institutions and the Rule of Law or the Contrast between Constitution and Constitutional Reality – Lessons from the Western Balkans

Abstract – Questo articolo esplora il tema delle istituzioni informali nei sistemi politici. Il suo scopo è analizzare il rapporto tra istituzioni formali e informali al fine di catturare – per usare le parole di Patrick Köllner – il reale “funzionamento” di un sistema politico. L’obiettivo è indagare su come le istituzioni informali vengano generate e si riproducano, così che, di conseguenza, la qualità della democrazia risulti compromessa. Secondo Hans-Joachim Lauth e Christoph Wagner, le strutture informali devono essere intese, ad esempio, come clientelismo, corruzione o tradizioni giuridiche. Basandosi su Gretchen Helmke e Steven Levitsky, le istituzioni informali sono definite come regole condivise socialmente, di solito non scritte, che vengono create, comunicate e fatte rispettare al di fuori dei canali ufficialmente sanzionati. Secondo Petra Stykow, se le istituzioni formali e quelle informali entrano in conflitto, elementi democratici essenziali, come Parlamenti, partiti o elezioni, possono essere gravemente compromessi e quindi lo sviluppo di tratti autoritari all’interno del sistema politico potrebbe essere favorito o accelerato. Indici internazionali come il Bertelsmann Transformation Index (BTI) confermano l’esistenza di settori informali che sono soggetti al controllo semi-formale o informale delle élite politiche o dei partiti. Come con molti termini delle scienze politiche, è difficile stabilire un riferimento empirico al termine “istituzioni informali” o osservarle. Tuttavia, basandosi sull’approccio teorico a tre prospettive sviluppato da Ursula Birsl e Samuel Salzborn, questo studio mira a illustrare che le istituzioni informali possono condensarsi in una costituzione “non scritta” o “quasi”. A tale scopo, verranno utilizzati quattro casi comparativi (Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Serbia e Croazia) per esaminare come le istituzioni informali si verifichino e si riproducano in Stati con una carente stato di diritto. Questa è la questione centrale da affrontare. In questo modo, verrà effettuata una valutazione qualitativa utilizzando attuali indicatori particolari del sopracitato BTI.

Dino Šabović, La questione montenegrina al Congresso di Berlino e l’azione italiana

Abstract – The primary objective of this article is to scrutinize Italy’s diplomatic actions during the Berlin Congress, specifically in relation to the arrangements concerning Montenegro, within the broader framework of international relations history. This study seeks to elucidate Italy’s strategic maneuvers in the Adriatic and Balkan region during the Berlin Congress. Additionally, the article investigates Italy’s apparent utilization of the Ottoman-Montenegrin War to establish political and cultural influence in Montenegro and the wider Balkan region. Consequently, the present work offers valuable insights into Italian perspectives on the Eastern Question, and it delves into the multifaceted issues, fervor, and discourses that shaped the post-Montenegrin question relations between Italy and its Adriatic and Balkan counterparts.

Gianluca Pastori, Fra diplomazia e politica di potenza. La costruzione dei confini afgani e la competizione anglo-russa in Asia centrale

Abstract – The current Afghan-Pakistani border (the Durand Line, named after its British negotiator, sir Mortimer Durand, then Foreign Secretary in the India Council) was established in 1893 as a boundary between London’s north-western Indian possession and the territories of the Amir of Kabul, Abdur Rahman. The Line was the last border of British India to be settled, over twenty years after the Persia-India border, laid down by the Goldsmid mission in 1870-72. The Durand Line has always been a source of trouble. Cutting through Pashtun’s traditional settlement areas, it has led to controversies since the beginning. At the same time, allowing the most relentless tribes to find safe haven in Afghanistan from British retribution, it contributed to fuelling cross-border violence. The establishment, in 1901, of the North-West Frontier Province (today’s Khyber Pakhtunkhwa), the British withdrawal behind the administrative border, and the adoption of the Frontier Crimes Regulations delegating to the local headmen the task of maintaining law and order highlight the limits the Line encountered in isolating the British possessions from their turbulent neighbours. Things did not change with the end of the Raj. On the contrary, the ambition to establish a “Greater Pashtunistan” merging large portions of Afghan and Pakistani territories put the border under increasing strain. In the following years, the collapse of Afghan statehood led to growing demands for a revision of the Durand Line, also endorsed (for a certain period) by former Afghan President Hamid Karzai (in office: 2004-14). Meanwhile, the porous Afghan-Pakistani border has increasingly emerged as one of the hot spots for Central Asia’s political and military security, emphasizing the weakness of a border that has proven largely incapable of fulfilling the tasks for which it has been conceived.

Gli Autori

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